… ormai ci conosciamo, siamo vecchi amici. Siamo stati insieme alla fine di altre vite, e anche se è così, so che hai paura di me. Non ti preoccupare, non posso fare niente di mia iniziativa, finché il gran maestro non me lo indica. Non dimenticare che da quando nasci cominci a morire, piano piano il nostro appuntamento avrà luogo …
In Italia, come in tante altre parti al mondo, parlare di morte porta sfortuna, è brutto, è triste. In Messico, la rappresentazione e la rimembranza della morte è una abitudine; nell’arte, nell’artigianato, nella letteratura, nel modo di scherzare, insomma, fa parte della cultura messicana. Il culto alla Santa Morte invece è una pratica effettuata solo da alcuni messicani e negli ultimi giorni ha originato diverse polemiche.
Le origini del culto alla Santa Morte vengono legate al sincretismo tra il culto alla morte preispanico precolombiano, ad alcuni riti africani e al cattolicesimo. Ai visitatori del Messico risulta strano trovare altari con l’immagine o la statuina di questa “Santa”. Sorprende ancora di più che questa venerazione conviva tranquillamente con altri santi, ovvero la si trovi vicino alla statuina di Gesù, della vergine di Guadalupe o di San Giuda Taddeo.
La Santa Morte è rappresentata con la faccia scheletrica avvolta in un mantello, con la falce in pugno, una bilancia e/o un globo terrestre in mano. L’immagine della morte si ritrova spesso in Messico, ed è frequente nell’arte contemporanea messicana. La “Calavera” (teschio) è stata la musa ispiratrice di artisti quali Diego Rivera, Frida Kalho, David Alfaro Siqueiros, Josè Guadalupe Posadas, per nominarne alcuni.
“La morte è giusta ed equa con tutti perché tutti dobbiamo morire”. Questa è l’idea principale della personalità che si attribuisce alla “Santìsima”. Il impatto che si ha con la “Santa Muerte” e con il culto in generale è sincero e familiare, diverso dall’abituale timore che si ritrova nei riti religiosi. Secondo i fedeli, “la niña blanca” è molto buona, un angelo dotato di estremi poteri, c’è la convinzione che doni la protezione più potente in assoluto, proprio per questo sembrerebbe che, i più votati ad essa, siano appunto i delinquenti o, comunque, persone che conducono una vita pericolosa.
Negli ultimi giorni, si sono scatenate una serie di manifestazioni in difesa al culto della “Flaca” dopo che le autorità municipali e federali di Nuevo Laredo hanno distrutto 36 santuari dedicati alla “Santa Morte”, giustificando l’atto perché considerati “luoghi di culto dei Narcos” (gruppi mafiosi e narcotrafficanti in Messico).
Le autorità ed alcuni fedeli cristiano-cattolici, non vedono di buon occhio i seguaci della “Santa Morte” che ritengono essere fedeli di serie B, ma devono fare i conti con la Costituzione messicana che garantisce a tutti la libertà di culto. L’autodefinito vescovo David Romo Guillèn, massimo dirigente della “Chiesa Catolica Tradizionale Messico-USA”, durante le manifestazioni ha difeso il culto dichiarando che tanti “narcos” sono “guadalupanos”, facendo riferimento alla Madona di Guadalupe, uno dei massimi simboli d’identificazione nazionale, dichiarata regina del Messico ed imperatrice dal Papa Juan Pablo II.
Le manifestazioni proseguiranno e ci saranno tante altre persone che si opporranno al culto alla Santa Morte, ma in Messico, per la festa dei defunti, le famiglie continueranno a comprare il pane dei morti, i bambini mangeranno le sue “calaverita” (teschi) di zucchero o di cioccolato e si giocherà sempre alla lotteria chiamando la morte in modo scherzoso. Percé è l’unica cosa sicura.